Effetto Dunning-Kruger ovvero la piaga dei somari arroganti

Quando fai il docente, uno degli aspetti con cui confrontarti è la valutazione degli studenti.

Negli ultimi tempi mi è capitato spessissimo di trovarmi di fronte a persone che “si accontentano” di risultati anche meno che mediocri: cinque è meglio di quattro e mi può star bene per ora; poi recupererò.

Da un lato, quindi, obiettivi mediocri, ma dall’altro una grande fiducia nelle proprie capacità di recupero: il classico effetto Dunning-Kruger.

Studenti molto ignoranti, non avendo la minima idea di ciò cui si trovano di fronte, sono convintissimi di risolvere tutti i loro problemi in un lampo.

A questi fanno da contraltare i pochissimi che partono con obiettivi più elevati, cercano di impegnarsi (un po’ per senso di responsabilità, un po’ perché a casa hanno genitori degni di questo ruolo, o anche per passione e per interesse), e delle volte, riuscendo a superare le prove con ottimi risultati, cominciano a porsi il dubbio che le prove siano troppo facili, concludendo in definitiva di essere stati fortunati, di beneficiare di una concorrenza quasi irrilevante, che consente loro di emergere facilmente: la cosiddetta sindrome dell’impostore.

Siamo nel punto più basso della curva di Dunning-Kruger, in quella fase in cui, a fronte di una certa preparazione, la fiducia in sé stessi è la più bassa possibile. Successivamente, in genere, i ragazzi più capaci cominciano ad acquisire padronanza delle proprie conoscenze, cominciano a convincersi che forse qualche qualità positiva la posseggono da sé, e non in relazione alla mediocrità altrui o a eventi casuali più o meno favorevoli, ed ecco che la curva comincia a salire.

Questa è una simpatica sfida per un docente: plasmare quella curva di Dunning-Kruger in modo che diventi qualcosa di molto simile a una retta con coefficiente angolare positivo: experience proporzionale a confidence.